Ormai sono 10 anni che per professione aiuto le persone a risolvere i loro vari dolori e sintomi e Vi assicuro che sono tantissime le volte in cui mi sono chiesto il vero senso della sofferenza e del dolore…
Negli anni ho visto soffrire anche molti bambini, sia nella pratica clinica (con fratture e lesioni di tipo ortopedico) che quando ero tirocinante nell’ospedale dell’infanzia oltre che nei vari distretti cittadini e nelle “unità operative bambino ed adolescente”…
All’inizio della mia carriera Universitaria, vedere il dolore nei bambini mi colse impreparato e mi mise alla prova, facendomi ancor di più riflettere sul significato del dolore e della sofferenza.
Avendo però una preparazione scientifica non potevo che cercare spiegazioni nella scienza.
Avrei potuto come fanno alcuni, prendere spunto od abbracciare qualche fede religiosa o altri tipi di credenze, ma ho voluto invece essere paziente ed aspettare di trovare le risposte dalla scienza.
Così come a volte ci si accorge della vera funzione ed importanza di un arto solo quando si è costretti, ad esempio per un trauma, a tenerlo immobilizzato; così ho cercato di analizzare che scopo avesse il dolore andando a ricercare cosa accadesse quando non proviamo più alcun dolore.
la prima domanda che mi feci fu… esiste qualcuno che non prova dolore? come vive?
Grazie a questo ragionamento ed ad alcune ricerche finalmente scoprii che esiste una malattia genetica estremamente rara che però ci aiuta a capire veramente l’importanza che ha il dolore e la sofferenza.
Questa malattia si chiama “analgesia congenita” meglio nota come “CIPA” – Congenital insensitivity to pain with anhidrosis.
È una malattia genetica neurologica estremamente rara che colpisce i bambini da piccolissimi, (in Italia sono solo 2 i casi documentati di questa patologia, mentre in usa sono stati documentati 84 casi e in tutto l’oriente circa 300.
È stata riconosciuta e classificata solo a partire dal 1983 per la sua difficile diagnosi in quanto in passato i bambini morivano ancor prima che ricucissero a parlare e dunque prima di riuscire a capire da cosa fossero affetti.
Questi individui, non hanno alcun difetto organico, né fisico, né psichico, ma hanno un unico grave difetto:
non avvertono il dolore e non avvertono sofferenza legata al caldo o al freddo.
Qualcuno potrebbe pensare che questa possa essere una benedizione, che sono individui fortunati se si pensa all’ultima sciatalgia acuta, o all’ultimo trauma importante subito, o ancora ai dolori post chirurgici e alle proprie esperienze negative legate ad un dolore.
In realtà questi bambini in media non superano i 3 anni di età e raramente diventano adulti.
Perché? vi starete chiedendo…
Perché si feriscono e non se ne accorgono,
si possono provocare anche delle fratture e non rendersene conto, complicandola, infettandosi, e così via.
Ovviamente per i loro coetanei forse sembrano dei supereroi, possono cadere da una bici e rialzarsi sorridendo tutti sanguinanti… ovviamente perché non avvertono alcun dolore.
Invece nonostante lo sviluppo tecnologico ancora oggi, questi bimbi raramente superano i 12 anni… nella crescita non sviluppano la prudenza, non maturano la consapevolezza dei rischi e non capiscono la paura.
Per questi moviti non diventano mai autonomi e non conoscono il valore della libertà.
Questi bambini devono essere controllati a vista costantemente dai genitori o da amici e parenti, normalmente viene diagnosticata in età precoce quando il bambino inizia a parlare ed a esprimere i propri sensi e sensazioni.
E’ una malattia che comporta di conseguenza anche evidenti difficoltà sociali ed anche alterazioni nella regolazione dei propri comportamenti , infatti i bambini possono essere estremamente violenti in quanto non conoscono ed apprezzano il senso della salute.
Insomma, è una malattia terribile, pensate che ai bambini affetti da CIPA vengono spesso rimossi i denti da latte per evitare che si possano mordere le labbra e la lingua gravemente anche mutilandosi e provocarsi infezioni, gravi lesioni e conseguenti sanguinamenti anche letali.
Quindi il dolore è davvero un nemico? o dobbiamo immaginarlo più come un senso, esattamente come la vista, l’udito, che ci consente di capire quando sbagliamo… ma estremente più importante di tutti.
infatti, nessuna deprivazione sensioriale porta alla morte precoce come l’assenza di dolore. nessuna persona sorda, cieca o muta avrà difficoltà a relazionarsi …
È questo forse il significato del dolore, della sofferenza? Farci capire ed apprezzare il benessere, farci capire quando stiamo andando nella direzione sbagliata? a quanto pare si, e queste senssazioni che normalmente odiamo ci sono indispensabili per essere LIBERI ed autonomi.
È come se qualcuno ci dicesse dall’alto.. CAMBIA STRADA, STAI SBAGLIANDO, CAMBIA MODO, con metodi estremamente efficaci e persuasivi.
Questo è il significato del dolore.
Così quando un paziente mi chiede, posso prendere un antidolorifico? sono per lo più contrario o quantomeno molto scettico.. e spiego, ha senso prenderlo ma NON per eliminare il dolore ma solo per ridurlo sensibilmente se proprio non ne riesce a fare a meno per dormire.
e Perché devo soffrire? Perché la prossima volta starà più attento … perché questa esperienza sia utile, deve lasciarle un qualche segno.
Il dolore ci deve aiutare a superare i problemi cambiando metodo.
Vi farò un esempio pratico, per curare i pazienti lombalgici infatti spesso usiamo il dolore stesso per guidare il paziente a capire cosa provochi quel dolore o cosa aiuti a ridurlo, così per apprendere modi alternativi di svolgere tutte le attività nel modo corretto per non farsi male alla schiena ed evitare delle recidive.
Ho un ricordo poi, fondamentale, che uso e che condivido anche con i miei pazienti legato a mia nonna..
Quando ero bambino, una delle tante volte in cui facendo lo spericolato e cadendo mi feci male, mi disse per consolarmi … “Marco, ricordati bene questo dolore, così la prossima volta imparerai a stare più attento”, e aggiunse “ stai tranquillo perche il dolore è un amico, ti ricorda che sei vivo; quando non proverai più nessun dolore significherà che sei in paradiso”.
Quelle parole mi sono rimaste impresse ed oggi ne riscopro il valore ed il significato.
Insomma, quando la mamma vi sgridava più che consolarvi quando vi facevate male dicendovi “Ben Te stà, cussì te impari” … AVEVA RAGIONE.
Siate rispettosi del dolore e non maleditelo, ricordatevi questo breve articolo.
Dott.ft. Marco Segina
Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike
-Laureato in Fisioterapia con Lode presso Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Trieste
Vincitore del premio miglior tesi di Laurea nel 2008 (una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie)
– Diploma di Osteopractor – American Academy of Manipulative Therapy)
– Diploma di Preparatore Atletico riconosciuto CONI
– McKenzie method (level A,B,C,D,E)
– Stecco method (I e II livello)
– Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy)
– Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy)
– McGill method (I,II,III livello)
– Documentarion based care certificate instructor
– Istruttore di Functional Trainig
– Personal Trainer
– Tecnogym Exercise specialist