Conoscete il cortisone? Forse il farmaco terapeutico più utilizzato per combattere disturbi che spaziano dall’asma all’artrite. Almeno una volta nella vita lo abbiamo utilizzato, è stato il miglior amico degli atleti per tutto il XX° secolo ma in ortopedia c’è un lato negativo da non sottovalutare.
Come viene prodotto
La ghiandola surrenale produce naturalmente il cortisone e influenza il funzionamento di diversi sistemi del nostro corpo [1].
Come viene sfruttato
Le sue proprietà antireumatiche furono scoperte nel 1948 [2] e da quel momento il farmaco viene utilizzato tramite iniezione per curare le articolazioni gonfie, il mal di schiena, i tendini infiammati e vari dolori del corpo. Proprio la natura antinfiammatoria del farmaco permette di placare il dolore e ridurre il gonfiore articolare ma ciò che non si considera è che l’utilizzo del cortisone per curare questi sintomi col tempo danneggia colui che ne fa uso.
Cosa sappiamo oggi
Un’iniezione di cortisone va a interferire con il processo di guarigione naturale del corpo, che in condizioni normali ha un sistema di cura particolare: quando i tessuti sono lesionati o sovraccaricati, le loro cellule rilasciano dei fattori che vanno a stimolare e rilasciare cellule staminali, diversi fattori di guarigione e i vasi sanguigni. Così, si forma liquido e di conseguenza il tessuto si gonfia e nel tempo, grazie alla fissazione di nuovo collagene (proteina molto presente nel nostro corpo) il tessuto lesionato guarisce.
L’utilizzo del cortisone riduce il gonfiore e il dolore ma arresta questo processo naturale di reclutamento cellulare, inibendo così la guarigione [3] e lasciando i tessuti indeboliti in questo stato per un periodo di tempo più lungo, esponendo così il paziente ad ulteriori lesioni o danni permanenti nel tessuto.
Esempio
Pensiamo al gomito del tennista: ovvero la tendinopatie del gomito, che diventa cronicamente dolorante a causa di micro-lesioni nel tessuto che non riescono a guarire. Questo tessuto poi diventa a sua volta cronicamente degenerato e dolente; proprio qui l’assunzione di cortisone a volte aiuta a combattere il dolore, ma non fa nulla per riparare il danno e spesso indebolisce ulteriormente il tessuto [4].
Ora il falso mito del cortisone sta finendo: ci si sta accorgendo che il metodo più efficace per rispondere al danno tissutale è quello di stimolare la guarigione, andando così ad alimentare le cellule che sono adibite alla rigenerazione del tessuto lesionato e l’assunzione di cellule “progenitrici” o staminali [5,6] utili a guidare questo processo di guarigione.
La stimolazione del tessuto, eseguita sempre da fisioterapisti esperti, viene fatta con una combinazione tra mobilizzazione del tessuto e specifici esercizi del tessuto a volte in associazione a terapie fisiche sempre dallo scopo bio stimolante e non semplicemente palliativo in modo da stimolare la riparazione della lesione. Queste sono pratiche che devono essere effettuate da un personale esperto che conosca la patologia e la storia clinica del paziente, perché la corretta strategia è sempre quella costruita sul caso specifico del paziente.
Bibliografia:
- Nussey, Stephen S., and Saffron A. Whitehead. Endocrinology: an integrated approach. CRC Press, 2013. Chapter 4, The Adrenal gland.
- Boland, E. W. (1950). THE EFFECTS OF CORTISONE AND ADRENOCORTICOTROPIC HORMONE (ACTH) ON CERTAIN RHEUMATIC DISEASES. California Medicine, 72(6), 405-414.
- Hübner, G., Brauchle, M., Smola, H., Madlener, M., Fässler, R., & Werner, S. (1996). Differential regulation of pro-inflammatory cytokines during wound healing in normal and glucocorticoid-treated mice. Cytokine, 8(7), 548-556.
- Ehrlich, H. P., & Hunt, T. K. (1968). Effects of cortisone and vitamin A on wound healing. Annals of Surgery, 167(3), 324-328.
- Lopez-Vidriero, E., Goulding, K. A., Simon, D. A., Sanchez, M., & Johnson, D. H. (2010). The use of platelet-rich plasma in arthroscopy and sports medicine: optimizing the healing environment. Arthroscopy: The Journal of Arthroscopic & Related Surgery, 26(2), 269-278.
- Falanga, V., Iwamoto, S., Chartier, M., Yufit, T., Butmarc, J., Kouttab, N., … & Carson, P. (2007). Autologous bone marrow-derived cultured mesenchymal stem cells delivered in a fibrin spray accelerate healing in murine and human cutaneous wounds. Tissue engineering, 13(6), 1299-1312.
Dott. Marco Segina
Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).
Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.