Ti è mai capitato di avere dolore, più o meno intenso, nello spazio tra il 2° e 3° dito del piede?
Forse non è nulla, ma se si presenta in maniera costante allora forse vi è una patologia che si nasconde “dietro le quinte”. Questa viene definita Morbo (o Neuroma) di Morton e consiste in un’infiammazione che interessa il nervo tra queste due dita.
Cosa lo causa e quali sono i principali sintomi?
Il morbo non ha una genesi unica, chiara e definita, ma ci sono delle condizioni che ne predispongono l’insorgenza.
Tra queste vi sono:
- Cause anatomico-strutturali: possono esistere delle caratteristiche congenite o acquisite che portano all’irritazione della zona interessata che circonda il nervo e quindi facilitano la comparsa della problematica (piede piatto o concavo).
- Cause posturali: uno squilibrio nella distribuzione del peso corporeo, soprattutto se questo è concentrato nella zona dei metatarsi, unito alle malformazioni congenite di cui abbiamo parlato sopra, può sovraccaricare il piede e infiammare la zona, aumentando la possibilità che il morbo si presenti.
- Attività fisica pesante o eccessiva: ripetizioni continue di alcuni gesti portano a fenomeni di stress anche molto forte di alcune zone, causando un’infiammazione insistente facendo manifestare la malattia, soprattutto se latente. Tra gli sport più “pericolosi” vi sono il calcio, la pallavolo e tutte le attività che implicano la corsa, come il running. Se siete parte di queste categorie siete sicuramente più esposti.
La sintomatologia è di diverso tipo e può essere molto fastidiosa. Tuttavia, se la causa è individuata nelle prime fasi ed eliminata, regrediscono velocemente e senza problemi.
Essendo una patologia legata ai nervi, le sintomatologie sensitive sono le più frequenti e tra le principali vi sono dolore, bruciore, formicolio, intorpidimento e parestesia. Essi possono rimanere localizzati nella zona interessata o irradiarsi in un’area più estesa del piede, diventando limitanti per il soggetto.
Come diagnosticare il Morbo di Morton?
La diagnostica può essere fatta direttamente in clinica, tramite un test, definito “Segno di Mulder”, che consiste in una pressione praticata dal medico sul punto per capire se il dolore proviene effettivamente dalla zona interessata, oppure tramite compressione laterale che, se positiva, farà avvertire una sorta di “click” che indicherà che il nervo è fuoriuscito dalla sua sede, confermando la teoria.
Tuttavia, per essere certi e soprattutto per capire se la genesi della patologia sia dovuta allo stress o sia congenita, si possono effettuare esami più approfonditi quali:
- Lastra ai raggi X: il classico esame radiologico per escludere o mettere in evidenza differenze morfologiche del piede.
- Elettromiografia: studia la dinamica funzionale delle strutture nervose per giudicarne lo stato di degenerazione.
- Ecografia: per capire il livello di fibrosi (riparazione del danno tissutale con sostituzione delle cellule parenchimali con tessuto connettivo) del nervo.
Come curare e ridurre i sintomi?
Essendo prima di tutto una problematica di tipo infiammatorio, la sintomatologia può essere mitigata utilizzando alcune accortezze.
L’utilizzo di ghiaccio, ponendolo sopra la zona interessata almeno 3 volte al giorno per circa 10-15 minuti può alleviare il dolore se effettuato con continuità.
Anche l’uso di un plantare e di calzature comode può aiutare migliorando la postura e quindi scaricare la pressione della zona.
Se queste alternative non funzionano adeguatamente, si può ricorrere alla fisioterapia. In questo caso le tempistiche di insorgenza sono fondamentali in quanto, se preso in tempo, il Morbo di Morton si può risolvere tranquillamente e in maniera definitiva.
La cura si può suddividere in due principali fasi:
- Fase acuta: riguarda una serie di azioni volte a disinfiammare il nervo. Esse vengono effettuate tramite l’utilizzo di strumenti come il laser ad alta potenza e gli ultrasuoni oltre a terapie di manipolazione del piede e della sua muscolatura.
- Fase sub-acuta: questa fase riguarda lo studio per la prevenzione del ripresentarsi del problema. La nostra attenzione non sarà più rivolta alla zona interessata, bensì alla genesi del dolore, che può essere posturale o, come abbiamo visto prima, congenita e sulla sua risoluzione definitiva tramite rimedio a questi.
Nel caso sia accertata una fibrosi avanzata, si può procedere all’intervento chirurgico, tramite procedura che si chiama Neurectomia, che consiste nell’incisione e nella rimozione della parte di nervo interessata dalla fibrotizzazione.
Hai anche tu questa sintomatologia? Potrebbe essere qualsiasi cosa, ma perché dubitare e rischiare che il Morbo di Morton diventi cronico?
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Dott. Marco Segina
Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).
Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.