Fino ai 6/8 anni, avere i piedi piatti, può essere del tutto normale. È a partire da quella età – con un’evoluzione che si spinge fino ai 10-12 anni – che la volta plantare del piede e l’orientamento del calcagno devono cominciare a prendere una direzione giusta,
Il piede piatto, nel bambino, rappresenta quasi sempre la normalità. La conformazione plantare è destinata a cambiare nel corso dello sviluppo fisiologico, fino a raggiungere la sua forma definitiva attorno ai 10-12 anni. Per questo i genitori non dovrebbero preoccuparsi se notano una posizione anomala del piede sul terreno nel loro piccolo. È importante tuttavia verificare che non vi sia una vera e propria patologia, questo sì, senza però andare in ansia per qualche piccola irregolarità nel modo di appoggiare i piedi del figlio.
I genitori dovrebbero sapere che il nostro cervello fa muovere il nostro corpo attraverso i messaggi che gli vengono trasmessi dal contatto dei piedi con il terreno. È necessario quindi agevolare la sensibilità dei piedi dei bambini, per abituarli a questo importante contatto. Si tratta, in pratica, di aiutarli a sviluppare la capacità di riconoscere il terreno su cui stanno camminando, e a imparare a mantenere l’equilibrio su differenti superfici.
Per questa importante funzione sarebbe utile il bambino sperimentasse spesso il cammino a piedi nudi. Ovviamente, dipende dalla superficie su cui camminerà: Su quelle lisce, come i pavimenti di casa, il piede può essere nudo o con una calza antiscivolo. Di fatto il terreno “liscio” stimola solo in parte la formazione dell’arcata plantare attraverso allenamento di differenti gruppi muscolari che invece sono massimamente stimolati quando il bambino cammina su terreni sconnessi: la sabbia, ad esempio, è l’ideale per stimolare il piede in modo completo. Durante l’estate è dunque bene approfittare dell’opportunità offerta dalle vacanze trascorse nelle località balneari ricche di spiagge».
Per quanto riguarda le scarpe ortopediche, si devono tranquillizzare i genitori che temono di spendere cifre elevate per dotare i loro piccoli di scarpe speciali: quando non si è in presenza di una patologia certificata, questo tipo di scarpe è del tutto inutile. Come detto, il piede matura da sé, seguendo lo sviluppo fisiologico proprio di ogni bambino, indipendentemente dal tipo di scarpe utilizzato. Piuttosto, un consiglio che danno diversi specialisti del piede è quello di non riciclare scarpe già usate dai fratelli maggiori: ogni piede è differente dall’altro e deve poter “vivere” in modo naturale la sua scarpa. Cosa che non è possibile quando questa ha già vissuto un’altra vita, assumendo la forma di un altro piede.
E per quanto riguarda i plantari?
Ci sono poche certezze nel mondo scientifico su questo argomento, personalmente credo che i plantari non siano di aiuto nei bambini al di sotto del 10 anni. Nei bambini piccoli il plantare può avere la sola funzione di agevolare la maturazione ottimale delle ossa del piede. Se la conformazione del piede è però tale da prevedere una situazione di piede piatto, il plantare non è in grado di curare questa patologia, che potrà essere diagnosticata e su cui si potrà intervenire in modo differente intorno ai 10/12 anni».
E dopo i 10-12 anni?
Se raggiunti i 10-12 anni il piede piatto non si è corretto da sé, lo specialista decide insieme alla famiglia se sia il caso di intervenire chirurgicamente. Una decisione che viene presa quando la valutazione clinica E gli esami radiologici dimostrano un’alterazione morfologica del piede, che abbia come conseguenza una scorretta formazione della volta plantare o una posizione anomala delle ossa. L’intervento prevede l’inserimento di una vite nel seno del tarso per via mini-invasiva, in regime di day hospital. Il recupero è breve: già il giorno dopo il bambino può camminare con l’ausilio di supporti come le stampelle, che in genere possono essere eliminati dopo 3/5 giorni dall’intervento.
Qualora dopo 1 settimana si evidenziasse il persistere di dolori e/o limitazioni di mobilità sarà utile il bambino inizi un percorso di fisioterapia volto al recupero del cammino e della piena funzionalità del piede.
Dott. Marco Segina
Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).
Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.
fonti:
http://www.humanitasalute.it/prevenzione-e-stili-di-vita/6573-bambini-e-piedi-piatti-i-plantari-non-servono/