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In questi ultimi 40 anni la tecnologia si è sbizzarrita sfornando sofisticati teclonogie e scarpe che dovrebbero migliorare la performance e ridurre gli infortuni dei corridori,ma quale è la frequenza delle patologie che hanno colpito i runner nel periodo che va dal 1970 al 2016? Questa si è modificata?
Le scarpe possono modificare la frequenza con la quale i runners si infortunano?
Che caratteristiche ha una buona scarpa per un corridore?
Queste sono alcune domande alla quale cercheremo di rispondere in questo breve articolo.
Analizzando tutti gli studi pubblicati in questi anni dal 1970 ad oggi potremmo concludere che la frequenza di infortunio medio ogni 1000km corsi nei runners in questi ultimi 30 si è modificata , in particolare sembra che i runners corrano meglio, di più e con meno infortuni questo grazie alle scarpe?
Bisogna fare attenzione quando si comparano gli studi degli ultimi 40 anni, in particolare in questo periodo è cambiata la definizioni stesse della parola “infortunio”, bisogna quindi analizzare nel dettaglio il tempo necessario al recupero (sospensione dell’attività) dall’infortunio, gli infortuni di interesse chirurgico, la tipologia di infortunio… e ad
un analisi più attenta sembrerebbe dunque che nonostante gli sforzi di creare nuove tecnologie e applicarle alle calzature queste non abbiano molto potere nel ridurre la frequenza di infortunio nei runners.
Bisogna inoltre analizzare la popolazione che correva nel 1970 e quella che corre oggi:
nel 1970 i runners erano tipicamente:
- Pochi ed appassionati,
- correvano per gareggiare o vincere,
- erano per lo più magri,
- le donne erano poche (meno del 25%) ,
già nel 2014 la popolazione definita “runner” era radicalmente cambiata, oggi le persone:
- corrono spesso con l’obiettivo di FINIRE la gare , non di vincere,
- sono numerosi, e spesso corrono per “dimagrire” (argomento a parte.. ma nonostante la corsa non sia affatto la miglior scelta per dimagrire pare sia l’attività più utilizzata a tal scopo)
- spesso si allenano peggio e con meno frequenza,
- spesso ci sono anche persone fuori peso forma o sovrappeso,
- le donne sono la maggioranza (+ del 54%).
Alla luce di questi dati scopriamo che NON possiamo confrontare le statistiche di 40 anni fa con quelle attuali in quanto i campioni sono sostanzialmente cambiati. Ci sono state si modifiche nel tipo e nella frequenza di infortuni ma NON possiamo dire che il tipo di calzatura influenzi l’insorgenza degli stessi proprio perché spesso i dati delle ricerche degli ultimi 40 anni NON sono comparabili.
Per rispondere alla domanda dobbiamo dunque entrare nel merito di una serie di fattori e parametri.
che caratteristiche dovrebbe avere una scarpa per un corridore?
devono AMMORTIZZARE e PRONARE?
Non sembrano esserci studi ad oggi che supportino l’idea che il carico (load) e la forza di impatto (peak forces) siano correlate al numero di infortuni, gli studi sono pochi, con campioni poco significativi, spesso con errori procedurali di fondo che li rendono poco attendibili, è vero che la maggior parte degli studi sembrano indicare che un miglior potere ammortizzante della scarpa sia utile a ridurre gli infortuni è anche vero però che questi studi non sono poi così affidabili.
Che dire della “PRONAZIONE” .. la pronazione è il nuovo “BAMBINO CATTIVO” sulla quale la ricerca recentemente si è focalizzata (e l’industria dei runners) pare che tutti vogliano cercare di correggere o controllare la pronazione perché dichiarata “dannosa”… (La pronazione del piede consiste nella rotazione fisiologica del piede verso l’interno mentre si cammina o si corre per ridurre la tensione articolare. Si tratta di un movimento naturale che aiuta i piedi ad ammortizzare l’impatto con il terreno. Il movimento contrario si chiama supinazione)
Anche in questo caso però se analizziamo gli studi condotti dal 1995 al 2015 che tentano di comparare infortuni alla pronazione scopriamo che (numero di infortuni per 1000km corsi e tasso di correzione della pronazione applicato alla calzatura) la pronazione risulta dannosa solo quando è maggiore ai 10°, ed in questo caso è bene correggerla.
Dagli stessi studi scopriamo inoltre che le calzature Neutre o che correggono di poco la pronazione (1-3°) sono quelle che producono meno infortuni in assoluto, in particolare su un campione vasto di popolazione le calzature neutre vanno più che bene.
SUOLETTE correttive:
Negli ultimi 20 anni la tecnologia ha permesso di analizzare dettagliatamente le pressioni applicate al piede anche durante la corsa e modificare “il centro di pressione” (COP) del piede nella corsa è l’obiettivo di molti plantari correttivi (che correggono dinamicamente pronazione e supinazione a seconda della fase di appoggio del piede), l’obiettivo virtuoso sarebbe quello di normalizzare le linee di forza delle articolazioni di anca, ginocchio e caviglia per ridurre gli stress articolari e mio-tendinei nella corsa. (si è visto ad esempio che la sindrome femoro patellare sia correlata ad un aumentato momento di rotazione esterna del ginocchio nella corsa)
anche in questo caso però se andiamo ad andiamo ad analizzare gli studi, possiamo vedere che le modifiche sono molto specifiche e variabili per ogni singolo soggetto (reazioni soggetto specifiche) con difficili predizioni tramite modelli matematici (non sempre correzioni danno l’effetto desiderato, spesso addirittura accentuano il fattore da correggere).
E che spesso anche sistemi molto costosi di valutazione con altrettanto costose solette fatte su misura possono essere perfettamente inutili, anzi, in alcuni casi anche dannose. Della stessa opinione una recente meta analisi pubblicata sul British journal of sport medicine, dalla quale si evince che suolette placebo comparate a suolette ipertecnologiche possono dare gli stessi benefici…
O un’altra importante Review pubblicata sulla Cochrane collaboration che conclude “There is limited evidence on which to base clinical decisions regarding the prescription of custom-made foot orthoses for the treatment of foot pain. Currently, there is gold level evidence for painful pes cavus and silver level evidence for foot pain in JIA, rheumatoid arthritis, and hallux valgus.” In pratica, per curare il dolore al piede i plantari fatti su misura non servono, servono molto in caso soffriate di piede cavo, abbastanza se soffrite di artrite reumatoide, ed alluce valgo.
E QUINDI COME SCELGO LA MIA SCARPA?
La cosa che pare essere più importante per ridurre i rischi di infortuni (non solo al piede ma anche a ginocchia e schiena) pare sia il “ confort factor” … si, la comodità…
In uno studio molto vasto sono state date delle solette differenti a diversi soggetti e ognuno doveva utilizzare e scegliere quella a lui più confortevole, da questo studio emerge che il comfort è soggettivo e non è prevedibile dal tipo di soletta, ma che il comfort sia il principale fattore necessario a ridurre il rischio di infortuni.
La suoletta può effettivamente influenzare il comfort e ridurre il rischio di infortuni quanto la scarpa stessa.
La verità è quindi che gli atleti che si infortunano meno indossano sempre scarpe per loro confortevoli. Le scarpe confortevoli migliorano la performance e riducono il rischio di infortuni, non esiste la scarpa ideale per tutti, esistono scarpe più o meno confortevoli per ogni singola persona.
Il confort è infatti legato anche al tipo di corsa che ognuno di noi ha (pattern motorio).
Il nostro corpo cerca di mantenere costantemente la propria cinematica articolare individuale e la scarpa migliore è quella che SUPPORTA la propria ed individuale cinematica articolare. L’utilizzo di calzature con queste caratteristiche permette di risparmiare energia muscolare e quindi di migliorare la performance dell’atleta.
IN CONCLUSIONE:
la pronazione e l’ammortizzazione della scarpa non sono così rilevanti a meno che non abbiate gravi problemi di appoggio podalico (come il piede cavo o una caviglia valga, l’iper pronazione è bene venga corretta) , il fattore più importante da valutare quando scegliete una scarpa è il confort che questa vi offre, la scarpa più confortevole sarà probabilmente la migliore per voi.
Se siete dei principianti il mio consiglio è comunque di iniziare molto gradualmente, se siete stati fino ad oggi totalmente a digiuno dalla corsa, è sempre bene farsi seguire per alcune lezioni da un preparatore atletico professionista (esistono corsi di corsa specifici e anche se avete perso qualche edizione far qualche lezione individuale potrà esservi di aiuto per prevenire diversi noiosi fastidi tipici del runner principiante)
Se siete dei professionisti e soffrite cronicamente di dolori al piede, fatevi valutare da uno specialista, potreste essere uno dei rari casi in cui vi sia una anomalia dell’appoggio podalico utile da correggere.
Referenze:
(frequenza di infortunio nei runners ) Pollock et al 1997, Jacob set al 1986, Lysholm et al 1987, Bovens et al 1989, Walter et al 1989, Macera et al 1989, Van Mechelen et al 1993, Jakobsen et al 1994, Wen et al 1998, Satterthwaite el tal 1999, Taunton et al 2003, Lun et al 2004, Rauth et al 2005, McKean et al 2006, Buist et al 2007, Van Middelkoop et al 2007, Buist et al 2008, Buist et al 2010.
(forze di picco dell’impatto nella corsa e frequenza degli infortuni) – Creabuy and Dixon 2010, Bennel et al 2000, Milner et al 2007, Zifchock et al 2000, crossley et al 2004, Grimston et al 2996, Queen et al 2007, Dixon et al 2008.
Reinschmidt, van den Bogert, Murphy, Lundberg e nigg, Cl. Biom 1997
Stacoff, Reinschmidt, Nigg, Van den Bogert, Lundberg, Denoth e Stussi, Cl. Biom 2000
Bernno M. Nigg – Biomechanics of sport Shoes
Custom made foot orthoses for the treatment of foot pain (fiona hawke, joshua burns, joel A Radford) 2008, Cochrane Musculoskeletal group.
tratto in parte dalla relazione del phd.Bernd Friesenbichler a SportFisio 2017 in cui cerca di rispondere a queste domande.
Dott. Marco Segina
Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).
Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.